? Tra…boni e cattivi | Pagina 35

ALLA BANCHINA (della vita)

Canzoni appena sfiorate dai suoni:

non ho più parole per scrivere ritornelli

e a perdifiato è rimasta

solo la tristezza.

Vorrei, ma non posso, urlare:

e grida e risa di bambini

vestono di stracci

troppi carnevali sbagliati.

Il viaggio è quello che manca:

alla banchina della vita

attracco le spine del cuore

e vele strappate dai silenzi.

Già penso alla prossima malinconia.

Chiara, (papa) Francesco e l’indispensabile allegria delle suore

Questa foto l’ho scattata (va be’, anche un po’…rubacchiata da lontano, per non farmi vedere) davanti alla chiesa di Santa Chiara, ad Assisi, dove oggi papa Francesco si è recato per salutare la comunità monastica, come fuori programma della sua visita a Santa Maria degli Angeli. Sono suore, giovani e no, italiane e straniere, allegre e divertite davanti ad una bancarella, forse attratte da un souvenir un po’ strano. E ci sta questa allegria – a far davvero più bella la vita – da parte di chi si è interamente consacrato al Signore e così ai poveri, agli ultimi, ai diseredati, ai nuovi poveri di oggi. A poche decine di metri da questa piazza, e da questo scatto, c’è la comunità monastica delle Clarisse, le monache di clausura che il Papa oggi ha voluto incontrare: anche loro – e lo so bene per aver visitato diversi monasteri – vivono dei momenti di gioia autentica, di allegria, fosse anche per rincorrere una palla nel chiostro o per una barzelletta che torna alla mente dopo anni di clausura (ma non di chiusura, perché le vere grate sono le nostre).

Ecco, senza le suore “attive” e quelle di vita contemplativa, la Chiesa sarebbe più povera. E non ce la farebbe a sorreggere quei poveri di cose “materiali” che oggi il Papa ha incontrato. E quei “nuovi poveri” – di spirito, di senso – che siamo un po’ tutti noi, e non solo quelli che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese.

E comunque – per concludere queste povere note – Chiara e Francesco otto secoli fa, proprio in questi stessi luoghi di Assisi, io li immagino anche così: con tanti momenti di gioia. Quella che scaturisce dal cuore e che noi abbiamo smarrito nei meandri di cuori troppo indaffarati a occuparsi di tutto e di niente.

Buttò giù il campanile pericolante: parroco a processo e ora assolto

E’ finita l’odissea giudiziaria e personale di don Domenico Buffone, della diocesi di Sora-Cassino e parroco a San Vincenzo Valle Roveto: nel 2016 fece demolire il campanile della chiesa, pericolante dal terremoto del 2009, ma venne denunciato e finì sotto processo. Ora è stato assolto da tutte le accuse. Oggi su Avvenire.

QUELLA RAGAZZA

Neppure mi guardi, eppure

fai poesia. Basterebbero

gli occhi tuoi per riempire

di parole d’amore, questo amore che

non è stato. Fossi un poeta della vita

tornerei indietro di 30 anni, per scrivere

di te, e parole d’amore all’amore

che mi torna.

(novembre 2021)