? Tra…boni e cattivi | Pagina 34

Avvento/1 – Non è il tempo della fretta

E’ tardi, ho da fare (abbiamo sempre da fare), ma il pensiero corre veloce alla Giornata pro orantibus, voluta dalla Chiesa per le claustrali. Ma è tardi, ho fretta. E di fretta – sui social della diocesi di Anagni-Alatri per cui curo le comunicazioni sociali – metto giusto un post per ricordare la Giornata e invitare a pregare per loro. Clicco, va in Rete, ma ho fretta e non riesco a scrivere altro. In poche ore, però, quei post fanno oltre tremila “mi piace” – molto più di tanti articoli “pensati” –  con tanti pensieri, cuoricini, richieste e offerte di preghiere, di persone che sentono le monache di clausura vicine e che evidentemente hanno meno fretta di me. Che devo averne meno, perché l’Avvento non è il tempo della fretta.

(nella foto: la Badessa e una novizia del monastero Benedettino di Alatri)

La (mia) parabola del mezzo talento

“Ma chi te lo fa fare?”. Così mi dice un conoscente dopo che ho appena finito di presentare un libro, non mio, e aver organizzato la relativa manifestazione, comunque grazie anche ad altri amici. D’altro canto, si vede che sono stanco: sono in piedi da 14 ore, al mattino ho lavorato, poi le incombenze familiari, poi ancora le ultime cose da organizzare e la presentazione stessa. “Ma chi te lo fa fare?”: spesso me lo chiedo anch’io e mi riprometto: questa è l’ultima volta che faccio una cosa del genere. Anche perché “perdo” tanto tempo, più di qualche volta anche del denaro (quando organizzo io la remissione è certa, quando mi invitano per presentare non mi danno neanche un euro). E, oltre tutto, non ho il phisique du role e neppure conosco chissà quante cose. Certo, con alcuni Autori che ho presentato ora siamo amici, ed è bello; ma tanti altri, se li chiami neppure ti riconoscono, se mandi una mail neppure rispondono, anche se quel giorno, grazie alla tua presentazione, hanno venduto 50 o 100 libri. Però… però poi penso che magari ad una persona, ad una sola di quelle che era lì ad ascoltare, magari è rimasto qualcosa di quel libro, e siccome cerco di presentare solo libri “edificanti”, allora va bene così. E penso ancora alla mia parabola preferita, che è quella dei talenti. Io un talento vero non ce l’ho: so bene che mi fermo a mezzo talento, perché forse so un po’ scrivere, forse so un po’ leggere libri e poi forse ne so un po’ parlare alla gente. Ma il mio mezzo talento voglio che dia frutto, per essere fedele nel poco.

(immagine presa da www.padrestefanoliberti.com)