? Tra…boni e cattivi | Pagina 74

FINISCONO LE POESIE

Libri di scuola sbertucciati negli scatoloni

Vecchie canzoni che stornelli solo tu

Pure gli amori se ne sono andati via

E le figurine di una piazza nessuno colleziona più

Ritagli di giornale nella mente, offuscata di sigarette altrui

e ore nel sonno, di sonno perse.

Potrei ricordare altro, se altri avessero uguale desiderio.

E camminare ancora, ma l’àncora mai gettata

è ancora lì, sulla barca ondeggiante di paure

(queste sì ritrovate).

Fissi lo sguardo, assassino di troppi volti:

neanche le voci sono le stesse, silenziate

nei viali sdrucciolevoli del cimitero di paese.

I sogni diventano illeciti adesso

arruffati nei capelli radi:

parole smarrite, e mica le ritrovo

nelle tasche di taccuini e cappotti fuori moda.

Delle partite perse senza giocare

manca l’applauso finale

di tanto correre, inseguito da parole

che inseguivo.

LE MALINCONIE

Le malinconie, tutte assieme:

tappo allo stomaco,

gola in fiamme che neppure la saliva

dei ricordi spegne.

 

Le malinconie, strane amiche:

giocano a rimpiattino,

corrono in fretta più veloci

del vento che sibila nomi e facce.

 

Le malinconie, assurda poesia:

versi che non scorrono,

eppure ti cantavo in rima

ed eri amore uno dopo l’altro.

Nel silenzio

di questa Quaresima –

Sabato Santo: il silenzio. Ma ho provato a far silenzio anche ieri, Venerdì Santo, sotto la Croce. E a maggior ragione lo farò domani, Pasqua, vittoria della gioia. Ecco perché mi fermo qui in questi piccoli pensieri di Quaresima: per cercare di fare Quaresima ogni giorno, anche oltre Pasqua, nel silenzio.

Spezzare il pane (per dire: ti voglio bene)

di questa Quaresima –

“Ne vuoi un pezzo?”.  Quante volte abbiamo ripetuto questa domanda, noi con un pezzo di pane in mano, l’amico davanti a mani vuote. Non è mai stato un gesto per sfamare l’altro (che semplicemente non aveva un panino a portata di mano) ma per dirgli: ecco, ti voglio bene, ti faccio parte del mio pane perché ti voglio bene, perché sei importante per me.

Anche i discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nello spezzare il pane. No, non dobbiamo avere la stessa presunzione, per carità. Ma spezzare il pane per l’amico, dirgli: ti voglio bene, questo sì che si più fare.

Speranza di felicità

di questa Quaresima –

Nel film-capolavoro “Uomini di Dio”, una ragazza musulmana chiede al vecchio frate medico padre Luc di spiegarle come si capisce quando arriva l’amore. E il monaco trappista le racconta di un qualcosa che prende dentro, di una felicità improvvisa, ma poi precisa: “E’ speranza di felicità”.

Ecco, è questa la speranza di cui abbiamo bisogno oggi e nei tempi a venire. Forse l’unica speranza che è lì ad aspettarci, per non deluderci mai. Proprio come la felicità.