Quelle mille famiglie povere

Di storie come queste ne ho scritte tante (non è per tirarmela, ma se volete è anche per un fatto statistico, visti i 31 anni di professione e la crisi in cui siamo piombati da 10-15 anni), ma stavolta, più delle altre volte, è come un rovello: da quando, qualche giorno fa, l’amico Piergiorgio Ballini dll’Unitalsi mi ha raccontato quello che sta succedendo su un territorio tutto sommato piccolo. E’ quello che coincide con la diocesi di Anagni-Alatri, in una fetta di Ciociaria: una trentina di paesi, per lo più piccoli, una popolazione che arriva sì e no a 90mila abitanti. Però ci sono già mille famiglie povere. Una enormità. E un numero che cresce. Sono le famiglie già seguite perché indigenti, ma soprattutto quelle dei “nuovi poveri”: chi prima faceva lavoretti ma anche chi “stava bene” con un negozietto o una attività da piccolo libero professionista e che però da tre mesi non incassa un euro, non vede un soldo. E i figli da far mangiare sono sempre lì, magari anche con la tenerezza innocente di “papà, mi compri un gelato?”, e tu quei 2 euro non ce li hai. Scusate, ma a me questa cosa non mi fa dormire bene e nei sogni-incubi tornano spesso quelle mille famiglie.

 

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