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Le vacanze, la fede

Sul numero del settimanale “Credere”  in edicola da oggi,  c’è il mio articolo dal titolo <A Ischia il turismo si fa fede>: un piccolo reportage dall’isola, assieme al parroco don Emanuel, per raccontare la pastorale del turismo, l’attenzione ai villeggianti – anche stranieri – e la riscoperta di itinerari religiosi della tradizione.

Giovanni Paolo I e altri muri da abbattere

Quarant’anni fa Albino Luciani veniva eletto pontefice e la Chiesa riceveva in dono Giovanni Paolo I.

Il Papa della semplicità, che in quei pochi giorni preparò la strada (e solo Dio sa quali sono le strade giuste e da percorrere, altro che tutte le assurde dietrologie dietro quella morte) al successore, che non a caso volle dare continuità a quel fare affabile, scegliendo il nome di Giovanni Paolo II.

Ho come nelle orecchie ancora il rintocco mesto delle campane del paese dove andavo a scuola, per annunziare poi la nascita al Cielo del Papa. E le lacrime a rigare il volto di una professoressa in aula a ridarne l’annuncio. Quando ancora a scuola si poteva professare una Fede, ma questo è un altro discorso… O forse no: abbiamo bisogno di aggrapparci a figure come quella di Giovanni Paolo I, ai suoi scritti, al suo operato, per ritrovare tutti quei Valori smarriti dalla società e nella società, e provare a rifondare questo tessuto poi lacerato da tante idiozie para-ideologiche, e far così cadere altri muri. Anche per questo, ogni sera – e da tempo – prima di addormentarmi prego anche Giovanni Paolo I. Santo subito, da sempre.

Perdona i grillini. Pure al Meeting

Ogni anno ne dicono di tutti i colori, ma il Meeting di Rimini è sempre lì, da 39 anni. E da oggi e per tutta la settimana accompagnerà chi ha voglia di riflettere, di non mandare il cervello all’ammasso.

Anche quest’anno ne scriveranno e ne diranno peste e corna, soprattutto i grillini – c’è da scommetterci – di fatto (nei fatti) il partito più anti-cattolico sulla piazza, degni eredi di quelli che hanno coniato termini tipo “Comunione e fatturazione”. Cristianamente, è anche a loro che bisogna comunque pensare. E magari perdonarli. Perché proprio non sanno quello che dicono. E che (non) fanno.

Su per le cascate

Tra le tante meraviglie della natura, ecco le cascate. Sono belle, c’è poco da fare, come quelle del Rutor che ho visitato in queste ore.

E poi, sono proprio le cascate che richiamano così da vicino il “getto” dell’uomo nelle inutilità e vacuità della vita. Ma anche nella possibilità di ravvederci.

Cadiamo di continuo, e le nostre “cascate” sono sempre uno schiaffo all’amore. Poi però c’è sempre l’alveo di un fiume ad accoglierci, pregno di Misericordia.

Dar l’Amore in tutti i laghi

Lo hanno preso in giro a lungo il giovane – non ne ricordo il nome – che cantava “A far l’amore in tutti i luoghi, in tutti i laghi”. Però… Però un po’ di ragione ce l’aveva: il lago riflette (capacità che ad esempio il mare non ha).

Ne ho avuto la conferma oggi, al laghetto alpino di Arpy, sopra Morgex: mi sono specchiato e la mia immagine era riflessa in maniera pressoché perfetta. Poi, una folata di vento ha increspato l’immagine, facendola vacillare. Come le folate del vento della vita.

Forse serve un altro vento: quello dell’Amore. Amore donato, senza nulla chiedere.

Spiragli di Immenso

Dalla finestra della mia camera d’albergo vedo come due spiragli: da una parte il ghiacciaio del monte Bianco, con la sua prima e lunga lingua candida, che lascia immaginare altro: l’immensità della distesa di neve perenne.

Dall’altra parte, lo spiraglio dà spazio al campanile della chiesa parrocchiale, slanciato, ma ogni tanto sovrastato dal suono delle campane. Preferisco di gran lunga quest’ultimo spiraglio: l’Immensità della distesa di Bene perenne.

In cammino…

Belli. Bellissimi i 70mila giovani che oggi pomeriggio erano al Circo Massimo ad aspettare e poi ad ascoltare – e che silenzio mentre l’erede di Pietro parlava! – Papa Francesco. Non scriverò niente sul dettato del Pontefice: tanti e più bravi commentatori lo faranno di certo su giornali e siti. E allora faccio un passo indietro, anzi: tanti passi. Tanti quanti i centinaia di migliaia, i milioni di passi che i giovani hanno messo uno dietro l’altro per arrivare a Roma: pellegrini dell’oggi, Chiesa e cristiani del domani che è già dietro l’angolo. Ho seguito con piacere il cammino di alcuni di loro, che magari conosco, e letto con passione le storie che da alcuni giorni il quotidiano Avvenire va proponendo proprio su questi cammini lungo mille strade.

Cosa c’è di più bello del mettersi in cammino? Parafrasando, si potrebbe dire: tu non cammineresti se non fossi già sicuro di arrivare.

Nel mio piccolo, tra pochissime ore mi metterò in cammino anche io, direzione La Thuille, Valle d’Aosta, per la vacanza estiva insieme a tanti amici di Comunione e Liberazione. E a 50 e passa anni non vedo l’ora che alle 03.00 suoni la sveglia. E, proprio come un bambino che aspetta una cosa tanto desiderata, già so che farò fatica ad addormentarmi per l’emozione, per l’attesa. Che è già una prima parte del mettersi in cammino.