La quiete dopo la nostalgia di certe nostre estati

Se amate il surf, questo libro è il migliore in circolazione (ammesso che ne esistano altri di romanzi con il surf al centro); se – come il sottoscritto – di surf non sapete un accidenti, e tutto sommato non vi appassiona neppure il recuperare i decenni perduti in materia, e però amate i libri di un certo livello, allora questo “Molto mossi gli altri mari”, di Francesco Longo (edito da Bollati Boringhieri) è imperdibile. Perché il livello di scrittura è veramente alto e cavalcherete l’onda di questa storia (a ridaje col surf…) con un piacere crescente, e da una buona metà in poi delle 176 pagine non vedrete l’ora di andare alla pagina successiva per seguire il dipanarsi dei personaggi. Che poi sono essenzialmente due, con un bel contorno di amici: Michele, il ragazzo che vive tutte le stagioni a Santa Virginia, la baia ideale per fare surf, e Micol, la bellissima ragazza che invece piomba solo in estate dalla grande città in cui abita. E neppure tutte le estati, riempiendo quindi la vita di Michele di un filo sottile di nostalgia, di una malinconia struggente che Longo (già apprezzato scrittore di un reportage sulle e dalle isole Eolie, pubblicato nella “Contromano” di Laterza) scrive e trasmette al lettore, mentre sulla baia di Santa Virginia sta per abbattersi una tempesta senza precedenti.

Qui il gioco di parole può sembrare facile, ma davvero quella di Michele e Micol è (anche) una tempesta di sentimenti, di detto e non detto, di avvicinamenti di corpi e anime sempre destinati a rimanere però un po’ distanti.

Le estati di Michele e Micol – e dei loro amici, bravi nel surf e un po’ meno con i sentimenti – riproiettano il lettore al tempo magico di chissà quante stagioni fa. Perché ognuno di noi – a Terracina come a Forte dei Marmi o a Gallipoli – avrà di sicuro vissuto una, due o dieci estati così: a fare il filo a una ragazza senza che questa neppure se ne accorgesse, a sperare di incontrare almeno lo sguardo (ma spesso era solo il fumo della Vespa) di quel ragazzo.

Il tempo, così facendo, ha giocato con noi, c’è poco da fare. E ha pure vinto. E Francesco Longo ha la capacità, pagina dopo pagina, di ricordarcela tutta questa verità. Soprattutto nel finale ad effetto (e che ovviamente non sveleremo).

Assieme alla nostalgia, c’è anche il rimpianto (o magari sono la stessa cosa?) di quello che avrebbe potuto essere di una stagione della vita, e di tutte le altre. Perché Michele da Santa Virginia non andrà mai via, perché Micol forse ne capirà la ragione, ma i due non si incontreranno mai del tutto. E allora, la nostalgia o il rimpianto o come volete chiamare quel “sentimento” che ci fa star male e che pure cerchiamo con insistenza, trovano asilo in queste pagine. Come solo in un bel libro può succedere.

3 pensieri su “La quiete dopo la nostalgia di certe nostre estati”

  1. Questa recensione è molto seria, perfetta e vera. Perché è anche divertente. Cosa rarissima. Non ho capito il nome dell’autore.

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