? Tra…boni e cattivi

Uno zaino ecosostenibile per i pellegrini del Giubileo

I pellegrini del Giubileo 2025 avranno a disposizione uno zaino ecosostenibile, con tutti gli elementi del kit (cappello a falde larghe, borraccia, poncho impermeabile, Rosario da polso) fatti solo con materale riciclato. Il tutto voluto dal Dicastero per l’Evangelizzazione e realizzato dalla Stegip 4. Oggi ne scrivo su Avvenire, nell’inserto L’economia civile

La bellezza della Chiesa “normale”, perché universale e missionaria

La bellezza dell’universalità della Chiesa, con l’esperienza dei sempre più numerosi preti ruandesi in servizio pastorale in Italia, in un ampio servizio sull’Osservatore Romano di oggi. Con le dichiarazioni del vescovo di Nyundo, Anaclet Mwumvaneza, in questi giorni in Italia, e di quello di Frosinone-Veroli-Ferentino e Anagni-Alatri,  Ambrogio Spreafico, sulla consolidata realtà di amicizia con la diocesi rwuandese, con dei sacerdoti ospitati nelle due diocesi italiane e grazie anche ad alcuni progetti della Caritas frusinate. 

Nel silenzio, un Crocifisso che parla…

Oggi è il giorno del silenzio, prima del trionfo della Resurrezione. Anche io, nel mio piccolo, cerco di far silenzio, soprattutto quello del cuore, perché per il resto rischia di essere una giornata come tante altre: il lavoro, un’intervista, il telefono che squilla, wapp che tempesta di messaggi, perfino la partita. Ma il silenzio del cuore me lo tengo stretto. E quando ne ho bisogno e mi è possibile, non solo in questo giorno, vado in una piccola chiesa di campagna, non lontano da casa, sotto questo Crocifisso e a quel Cristo che mi ricorda tanto quello della Passione di Mel Gibson. Un Crocifisso e una chiesa che ho scoperto per caso, qualche anno fa, per le traversie della vita. Poi lì non conoscevo nessuno e quindi alla domenica mi faceva piacere sentir Messa e andare subito via, con la poca voglia che avevo di incontrare gente. Adesso il piacere è doppio, perché ho fatto amicizia con diversi parrocchiani e scrollato un po’ di malinconia addosso. Forse adesso la frequenterò di meno alla domenica, perché la vita fa dei giri immensi e – parafrasando la canzone di Venditti – è un po’ come gli amori: non sempre tutto torna. Però, ogni volta che avrò bisogno del silenzio del cuore, quel Crocifisso ci sarà sempre. Fermo, mentre il mondo gira… tra un’intervista e i messaggi di wapp…

Neanche un fiore…

L’altra sera nella mia città hanno ucciso un giovane, con un colpo di pistola. Ieri mattina e poi ancora stamane sono passato davanti al luogo dell’omicidio, non per pruderie (di morti, anche ammazzati, ne ho visti abbastanza soprattutto agli inizi della mia professione) ma perché su una strada principale. Mi ha colpito, sia ieri che stamane, il fatto che non c’è neppure un fiore dove quel giovane è morto. E non faccio altro che pensarci: ma cosa siamo diventati – e io per primo, perché neanche io l’ho portato un fiore – se non ci muove neppure la pietà umana per un giovane morto ammazzato? Cosa siamo diventati se ci mettiamo a distinguere (probabilmente è così, non facciamo gli ipocriti) morti di serie A e di serie B, italiani e no, bravi ragazzi e forse no? Nessuna mano pietosa ha poggiato un fiore. Neppure la mia.
Dicono, ed è vero, che certe volte uccidono di più anche le parole, quelle dette e non dette. Ma sarebbe anche il caso di aggiungere che “uccidono” anche i fiori che nessuno lascia dove un giovane è morto ammazzato.