? Tra…boni e cattivi | Pagina 91

Meeting, una lunga storia di amicizia

Avrei tante cose da dire sul Meeting di Rimini – esperienza che torno a frequentare sempre con piacere – ma, a parte il fatto che un mio eventuale “pistolotto” non credo interessi alcuno, l’unica parola che mi viene in mente adesso è “amicizia”.

Sì, AMICIZIA. E non solo perché è parola iscritta nel dna di questa intuizione – “Meeting per l’amicizia fra i popoli” è la dicitura completa della kermesse riminese – ma perché è quello che sperimento ogni volta tra quei padiglioni della fiera.

Amicizia con quelli che incontri e mai ha conosciuto prima; amicizia con quelli che ritrovi (spesso una sola volta l’anno, proprio al Meeting); amicizia con quelli che sono tuoi amici – anche di questa esperienza di fede – e che al Meeting ogni volta ri-scopri più veri, più umani, più amici: in fila per una mostra, ai tavolini dei punti-ristoro (e ogni volta quante simpatiche discussioni su quale scegliere), tra i volumi della grande libreria.

Se non ci fosse questa cifra dell’amicizia, credo che il Meeting non avrebbe raggiunto la… cifra delle 40 edizioni. E aspetto con ansia di ripercorrere questa storia anche grazie al libro del caro amico Salvatore Abbruzzese che esce proprio in questi giorni.

Ecco perché anche quest’anno andrò (pochi giorni, e non senza grandi sacrifici, ma basteranno a ricaricare le pile) per fare questo “pieno” di amicizia. Grato a don Giussani per aver gettato il seme anche su questa terra, poi fecondata da tanti, in operoso silenzio: le polemiche le lascio a chi non sa altro, a quelli che ancora scrivono sui social “cloro al clero”, ai colleghi giornalisti che già preparano paginate di “comunione e fatturazione”.

Ora et labora. Ma anche “lege”, “et noli contristari”

Da ultimo, mi sto di nuovo appassionando alla cultura e alla regola (di vita, di vite) che discende dalla… Regola di san Benedetto. Già toccata anni fa, stavolta voglio approfondirla meglio.

Davanti all’ora et labora, però, mi fermo sempre, impietrito. E ancor di più mi piace la formula dell’ora et labora e lege. Per qualche studioso, i termini andrebbero addirittura invertiti: ora, lege et labora. Come dire che, fermo restando la centralità della preghiera, il lege – lo studiare – viene prima dell’ultimo tassello di questo dettato.

Che poi, ultimo neppure sarebbe, secondo l’aggiunta del <et noli contristari>: non scoraggiarti, non farti prendere dalla sfiducia.

Ecco, forse oggi abbiamo bisogno anche di quel “lege”, di quel “et noli contristari”. Solo che spesso ce ne dimentichiamo o, peggio, neppure ce ne rendiamo conto.