Un dibattito a più voci (ospitato dalle Acli per presentare la rivista La Società) su cattolici e politica, per riprendere un discorso – in realtà mai interrotto – su questo impegno. Oggi su Avvenire.
La scuola nell’isola che c’è
Le ciambelle della giovane, timida suora di clausura
La suora è giovane, timidissima. Accoglie i visitatori delle “Passeggiate alatrensi” poco oltre il portone (nella foto) del monastero delle Benedettine, nel centro di Alatri. Poco più in là c’è un altro portone, quello della clausura, e di certo questa giovane monaca avrà avuto il permesso per star lì.
Offre con timidezza i dolci ai visitatori che entrano per ammirare il chiostro. In realtà è già mattina tardi e i dolci sono praticamente tutti finiti: “Aspetti, forse ne abbiamo ancora un pacchetto di là”. Torna subito dopo, sempre timidissima: “Mi spiace, sono finiti tutti, proprio tutti. Però abbiamo ancora queste ciambelle. Le abbiamo preparate fino a ieri sera, non immaginate quanta fatica”.
Prendiamo il pacchetto, lasciamo l’offerta e la giovane religiosa è ancora più timida nell’accettare quei soldi (pochi, ma comunque essenziali per la vita del convento) e addirittura le compare un velo di rossore sul viso quando le diciamo che per il piccolo resto può lasciar stare, accetti anche quello come offerta. Il suo sorriso nel salutare vale molto di più di mille “grazie”.
Fuori, percorriamo appena pochi metri ma non resistiamo: la prima ciambella la mangiamo subito. E’ profumatissima, delicata, di un gusto mai sentito prima: sarà quel gusto della Fede autentica, di quella preghiera spesa per tutti noi dalle monache di clausura, in un apparente nascondimento che invece è Vita che esplode, anche nell’impastare ciambelle fino a tardi.
Etica e imprese, binomio vincente
Anche i silenzi inquinano
Servono i convegni, eccome se servono, quando sono ben organizzati e quando quelli che vi partecipano hanno qualcosa da dire. Questa mattina, ad esempio, a Frosinone, ho partecipato a “Comunicare le emergenze ambientali”, organizzato dalla diocesi frusinate, dall’Ucsi, dalla conferenza episcopale del Lazio e dall’associazione dei maestri cattolici.
Non dirò di tutti gli interventi, comunque interessanti (i colleghi Toni Mira e Maurizio Di Schino, don Alessandro Paone che è delegato regionale per le comunicazioni sociali, il giovane ricercatore Andrea Crescenzi, il ruolo di moderatore sempre puntuale svolto da Pietro Alviti) ma su un paio proverò a focalizzare alcune cose. Ad iniziare dal vescovo Ambrogio Spreafico che, da pastore attento, da anni sta portando avanti – spesso in solitaria – la battaglia per il risanamento della Valle del Sacco, con tante denunce e anche atti concreti attraverso la coop Diaconia. Lo ha ribadito anche stamane: <Non starò zitto, perché quello che è successo qui è anche frutto di tanti silenzi>, garantendo poi che vigilerà personalmente sulla destinazione dei 52 milioni di euro (di certo insufficienti ma comunque un inizio) destinati dal governo Conte 1 per questa Valle, uno dei siti più inquinati d’Italia (domani sulle pagine nazionali di Avvenire un altro articolo con le parole di monsignor Spreafico).
E poi l’intervento di Alessio Porcu, alla guida giornalistica di quel miracolo che da 30 anni (31 a dicembre per la precisione) è Tele Universo. La sua è stata una difesa appassionata, senza peli sulla lingua e mezze parole, della categoria giornalistica, da troppi presa a bersaglio invece di una tutela che può essere anche accompagnamento, anche critica ma mai fine a sé stessa.
<Teneteveli stretti questi giornalisti> ha tuonato Porcu, sottolineando come oramai non se ne trovano neppure più di giovani disposti a imbarcarsi questa professione.
Ma soprattutto Porcu non le ha mandate a dire – almeno così io ho còlto il suo intervento – agli insegnanti (ovviamente con questo non si intende l’intera categoria, e chi eventualmente s’adonta per questi pensieri o ha la coda di paglia o non li ha capiti), invitandoli a tornare ad insegnare a leggere e a scrivere, ad alfabetizzare i giovani, i lettori-cittadini di domani. Oggi che di lettori in giro già ce ne sono pochi, sempre di meno, e magari proprio la scuola una qualche responsabilità ce l’ha. E allora, ha invitato Porcu, ripartiamo tutti insieme – giornalisti (con tutti i loro difetti ed errori) ed insegnanti – per uscire da questo che pare un tunnel senza fine. Ma che forse non lo è…
Gli orizzonti della carità? Vanno allargati
Sull’isola dei sentimenti
“Tutto sarà perfetto” è un gran bel libro. Il più bello tra quelli di Lorenzo Marone, verrebbe da dire, se però lo scrittore napoletano l’anno scorso non ci avesse già regalato “Un ragazzo normale”, dedicato al povero Giancarlo Siani.
E allora, detto dell’ex aequo di questi due libri sul podio maroniano, eccoci alla storia di “Tutto sarà normale”, che ti prende pagina dopo pagina, e ti regala l’ebbrezza – che riesce solo ai libri scritti per bene – di farti immedesimare di volta in volta in uno dei personaggi. Prima di tutto in Andrea, protagonista di queste pagine: è un fotografo che ha fin qui attraversato i suoi primi 40 anni di vita con una leggerezza apparente, e che invece scopriremo profondità quando – in maniera abbastanza casuale per uno che non è stato un giovane dai grandi affetti dati e ricevuti – deve trascorrere alcuni giorni da solo con il padre morente. Ed eccolo allora Libero, questo ex comandante di grandi navi, burbero fino al midollo, ma poi capace di scatti di dolcezza soprattutto verso Andrea: i due mai si sono parlati e “toccati” così tanto come nelle ore che trascorreranno a Procida, isola dell’infanzia. Qui la scrittura di Marone tocca “vette” così alte che neppure sembra di stare… in mezzo al mare. Eppure le pagine di questo libro riescono a far respirare proprio quel mare, quell’isola.
A Procida padre e figlio si racconteranno, e insieme sveleranno, un gran segreto delle loro vite, della loro vita, che ovviamente noi non raccontiamo per non togliere ulteriore piacere al Lettore. Ma soprattutto – questo possiamo dirlo – entrambi ritroveranno la figura di una moglie e madre deliziosa, di quella ragazzina belga innamoratasi del suo principe azzurro arrivato dall’isola italiana, e capace anche lei di custodire qualche segreto, ma sempre percorrendo i sentieri dei sentimenti, che sono poi la strada maestra di questo libero. Poi c’è Marina, la sorella di Andrea, indaffarata (o forse no…) nella sua vita fatta di mille precisioni, ma anche lei alla disperata ricerca di affetti, di sentimenti, lei che quel padre lo ha avuto sempre vicino e che pure lo scoprirà ancora più vicino quando Andrea lo porterà lontano da lei, a Procida (detto per inciso: ogni scrittore che sa raccontare un’isola è mille miglia avanti gli altri).
Volutamente abbiamo lasciato un po’ di fumosità attorno alla trama, perché probabilmente ogni Lettore ne traccerà una diversa, rispecchiandosi in una parte o nell’altra del libro, oltre che dei vari personaggi. Anche per questo – per scommettere su una lettura diversa, mai banale – vale la pena di spendere i 16,50 euro di “Tutto sarà perfetto”. E di aspettare – non al varco, ci mancherebbe, ma in trepida attesa di un’altra porzione di gustosa lettura – il prossimo libro di Lorenzo Marone (che, detto per inciso, benché venda e abbia una discreta visibilità, meriterebbe ben altra “fortuna” da parte del grande pubblico e sulle scene editoriali).
C’è Posta per L’Aquila (che riparte anche così)
Buon mese di ottobre, missionario
Oggi inizia ottobre e, per me e per tanti, ottobre è sinonimo di mese missionario. Ma anche di nostalgia, per quel mese che da noi bambini veniva vissuto intensamente: preti e suore missionarie venivano in classe a raccontare di esperienze di terre lontane e noi a bocca aperta ad ascoltarli, il salvadanaio di cartone per raccogliere le 50 e 100 lire da destinare ai bambini poveri, i film per conoscere la vita dei santi missionari, sempre nella grande aula magna dell’Istituto De Mattias, a Frosinone, le cui suore proprio in questi giorni (foto) festeggiano i 50 anni di presenza in Tanzania.
Forse bisognerebbe ripartire proprio da lì per formare adulti di domani un po’ migliori. Certo, molto è cambiato, e se a un bambino di oggi vai a proporre dimetter da parte qualche euro per quelli come lui che muoiono di fame, magari ti risponde con una pernacchia e che lui con i risparmi deve comprare l’ultimo telefonino. Però, dai, perché non provarci?
Intanto, godiamoci – sì, perché la bellezza della Fede è anche un esprimere gioia – questo Mese straordinario della Missione voluto da papa Francesco.