? Tra…boni e cattivi | Pagina 101

Cercasi laici

Sono sempre di meno quelli che animano le comunità. Stanchezza e problemi quotidiani prevalgono, ma il loro ruolo è indispensabile nella Chiesa. E allora serve ripartire

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Inutile negarlo, nascondersi dietro un dito o – peggio – far finta di niente: c’è un po’ di stanchezza in quei laici che danno una mano, e a volte anche tutte e due, nelle “cose di Chiesa”. La fotografia che possiamo scattare anche nelle nostre comunità non lascia grossi dubbi: nelle parrocchie sono sempre di meno i laici che si danno da fare e affiancano i sacerdoti nelle varie incombenze pastorali. Tanti servizi oramai non vengono più prestati, diverse attività sono ridotte al lumicino se non addirittura scomparse perché non c’è più chi le anima. Anche quelle più comuni fanno fatica. Due esempi su tutti: i catechisti sono sempre di meno, i volontari delle Caritas parrocchiali pure. Chi scrive ha approfondito il discorso con diversi sacerdoti, che hanno il polso della situazione, e la sintesi è una sola: la gente ha tanti problemi – familiari, di salute ma soprattutto economici – e ha sempre meno tempo per “le cose di Chiesa”. Il tutto si riflette anche tra associazioni e movimenti e neppure qui si riesce a trovare forze come una volta. Certo, non tutto è da buttare e, così come non sono tollerabili infingimenti, neppure va drammatizzata la situazione. Però serve parlarne, rifletterci su, analizzare il fenomeno e, senza la presunzione di servire ricette, offrire qualche soluzione.

D’altro canto, i laici hanno identità e missione ben precise all’interno della Chiesa.

Dal Concilio Vaticano II in poi, si è sviluppato un interessante dibattito sul ruolo dei laici nella Chiesa, qualcuno ha parlato anche di “teologia del laicato”, e i toni positivi hanno prevalso su quelli fuorvianti: raramente la corresponsabilità è stata intesa come un’invasione di campo o, di converso, come una messa ai margini. Sempre più si fa strada il concetto del laico come “cristiano testimone”. E allora potrebbe essere questo un punto di ri-partenza: dare testimonianza come si può, anche se la stanchezza è tanta, se è difficile arrivare alla fine del mese, se prepari il pacco per i poveri e pensi che stai per diventarlo anche tu. E cercare l’aiuto della comunità, senza isolarsi né isolare. Guardando ai santi – primi testimoni – capaci di ridestarci il significato che forse stiamo smarrendo. Giovanni Paolo II, a proposito di santi, nella Lumen Gentium parlava di “vocazione” all’essere laici, con lo scopo di “cercare il Regno di Dio, trattando le cose temporali ed ordinandole secondo Dio”.

La Vita sulla scena

Un Artista – un Uomo – che porta in scena anche figure come quella di don Tonino Bello. O che pensa ad un film sulla vita di don Ernest Simoni, per 30 anni martirizzato dal regime comunista albanese.

Ecco Sebastiano Somma, che questa settimana intervisto per “Credere”.

SBUFFA LA MALINCONIA

SBUFFA LA MALINCONIA (perché anche ad Atene ogni tanto piove)

 

Non so

di questi giorni

il destino.

 

L’anima arroventata

scalda poco

nel gelo del cuore.

 

Sbuffi di malinconia

lieve, poggiata su pesanti cornici

di tutta una vita disadorna

(unica amica, la malinconia,

a mandare messaggi

senza nulla tacere e temere).

 

E vuote le tasche

di pensieri,

già riempite di sogni

inutili

(quelli poi, i sogni,

ammaliano facce tristi

e triti propositi).

 

Questa è un’altra poesia.

E non sa

di questi giorni

il destino

Malato, cura “me” stesso

Oggi è la Giornata mondiale del malato.  So che a qualcuno quello che sto per scrivere farà storcere il muso, ma a me piacerebbe una “Festa del malato”. Perché solo i malati sanno stare al mondo e nel mondo, vicini alla croce di Cristo. E quando riusciamo a metterci accanto ad un malato, anche noi gustiamo un pezzo, un anticipo di Paradiso: basta lasciarsi cullare dalla loro Fede.

La malattia spesso è il centro e al centro dell’amore: quando un uomo e una donna si sposano, l’invito è a stare assieme e a sostenersi anche “nel dolore e nella malattia”. Così si fortifica una unione d’amore.

Papa Francesco per questa Giornata ha indicato l’esempio di Madre Teresa di Calcutta. Ecco, credo sia bellissimo accostare il senso della malattia alla Carità, alla Povertà, che non è solo quella materiale.

Anche per queste cose ogni tanto sento il desiderio di andare a trovare un malato, perché mi curi da presunzione ed egoismo.