L’esperienza di Diaconia, ente gestore delle attività e dei servizi della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino: lavoro, ambiente, accoglienza, integrazione. Oggi sulle pagine nazionali di Avvenire dopo il premio come “Leader della crescita 2020”
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Autismo e anoressia, una mano concreta per tanti ragazzi
Desiderio di Te
Le mani stavolta cercano le dita
da allungare, verso altre mani:
s’apparecchia così la nuova vita
cercando il prossimo, nel domani.
Le mani tornano mani, e tese
verso l’alto: gesto di preghiera,
trovano il cuore che alla pace s’arrese
nel giorno che si fa sera
(mai notte). Poi giorno nuovamente
nei passi più sicuri in mezzo alla gente
di uomo che cerca, e non mente
E il desiderio ora s’accende, si riaccende.
Strade da pulire? Ci pensano due asinelli
Piccole scuole, grandi disagi
C’è economia a Mezzogiorno
Libertà e responsabilità, futuro dell’informazione
Gli occhi di Guglielmo (forza, non chiuderli proprio adesso)
Il caso dell’omicidio della povera Serena Mollicone lo seguii dal primo giorno, per “Il Giornale”, insieme (se non ricordo male) a due cronisti del calibro di Gian Marco Chiocci e Max Scafi. Il giorno del funerale s’era sparsa la voce che i giornalisti in chiesa non potevano entrare, eppure quel “pezzo dei funerali” andava fatto. Utilizzai le mie solite conoscenze sacerdotali e convinsi un prete a farmi entrare in canonica, per un (inesistente) bisogno fisiologico impellente, e da lì scivolai in chiesa. Ma poliziotti e carabinieri mi conoscevano e non potevo correre il rischio che mi sbattessero fuori; allora mi acquattai nel confessionale, espediente che poi usai in un altro funerale per un altro servizio di cronaca (e sempre col timore che arrivasse una vecchietta a confessarsi…). La cerimonia ebbe inizio e saltai fuori, arrivando praticamente dietro a Guglielmo, chino sul feretro della figlia, tanto che mi si nota in molte immagini e foto di quel rito.
Ma non ricordo tutto questo per vantarmi di chissà che cosa, piuttosto per un altro ricordo: all’improvviso vennero degli investigatori per invitare platealmente Guglielmo a seguirli in caserma (altro fatto stranissimo di quell’indagine: gli chiesero proprio allora di firmare il verbale per il ritrovamento del cellulare di Serena, stranamente mai rinvenuto in casa prima di allora…).
Guglielmo Mollicone si voltò per un attimo e incrociai i suoi occhi: li trovai – e li ricordo ancora oggi – spenti, quasi terrorizzati, come invocassero aiuto. Ma soprattutto cercavano, 18 anni fa come oggi, Verità e Giustizia (mai vendetta, perché questa non appartiene agli Uomini miti).
Ecco perché, caro signor Guglielmo Mollicone, non puoi mollare e spegnere per sempre quegli occhi proprio adesso. Adesso che sei ad un passo da Verità e Giustizia.