VENERDì SANTO – GIOCARSELA AI DADI (LA SPERANZA)

Credo che oggi nessuno più giochi ai dadi, forse neanche i bambini, come facevamo invece noi con i pomeriggi dopo i compiti passati sul tabellone del gioco dell’oca. Ma è proprio con i dadi che è iniziata la gran parte delle miserie di noi uomini: la tunica di Cristo, avviato alla croce, se la giocarono ai dadi. Duemila anni dopo non abbiamo smesso di farlo, di stracciare le vesti di Cristo, di metterlo in Croce. Di giocarci ai dadi della vita la speranza e l’amore.

Giovedì Santo – Lavare i piedi a quelli dell’ultimo banco…

Diverse volte, soprattutto quando a Messa c’è tanta gente, mi è capitato di pensare: adesso arriva Gesù e si mette a lavare i piedi a tutti, per farci capire la forza dell’umiltà e di come questa sia la strada per l’amore. Immagino incominci dai bambini a lavare i piedi, cioè dai più semplici. O forse dagli anziani, che tante ne hanno viste. O magari dai malati, che di una carezza hanno sempre bisogno. Ma poi mi dico invece inizierà piuttosto da quelli seduti agli ultimi banchi della chiesa, che stanno lì per non farsi notare, che non hanno bisogno dei primi banchi per farsi vedere (e poi magari neanche ti guardano in faccia finita la Messa). Quelli degli ultimi banchi, fateci caso, sono quelli che poi si fermano spesso sul sagrato, per aspettare e salutare un po’ tutti. Perché la Messa di quelli dell’ultimo banco davvero non finisce mai (ps: un po’ casualmente, ma da quando l’ho scelto così è sempre praticamente lo stesso, il mio banco in chiesa è il penultimo di una fila. No, non sono proprio da ultimo banco).

Mercoledi’ Santo – Il filo sottile del tradimento…

Il tradimento è qualcosa di sottile, proprio come uno di quei fili sui quali vanno a posarsi gli uccelli. Solo che, fateci caso, gli uccelli poi non cadono mai da quei fili. Noi, invece, precipitiamo nei gorghi del tradimento, dell’inimicizia, del non amore, senza più un filo al quale aggrapparci, perché il nostro viene spezzato da quella sete irrefrenabile di possedere qualche moneta in più. “Uno di voi mi tradirà” è l’ultima chiamata, di questo Mercoledì Santo e di ogni giorno, che corre su quel filo. Per riannodare il quale basterebbe un po’ di amore.

Martedì Santo – In ascolto, senza restar sospesi…

“I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene chi parlasse”, recita così un passo del Vangelo di questo Martedì Santo. Mi viene da pensare che spesso neppure noi sappiamo chi parla: magari ci troviamo in un gruppo di amici, di conoscenti, colleghi, compagni di scuola o altro: parla uno, un po’ ascoltiamo un po’ siamo distratti, ma in fondo non sappiamo chi parla. Nel senso che non lo conosciamo bene, e questo può anche essere normale, ma neppure ci sforziamo di conoscerlo meglio, ad iniziare proprio da quello che dice.

Ecco: l’ascolto, il non restare sospesi: ho provato a farlo come esercizio in questo Martedì Santo che sta per finire, ma ci sono riuscito poco o niente. Però lo prendo come impegno per tutti i santi giorni che verranno…

(foto tratta dalla copertina de “La casa degli sguardi”, di Daniele Mencarelli, Mondadori)

Lunedì Santo – E il dono dell’amicizia…

Noi che abbiamo la presunzione – e quasi mai l’orgoglio, e ancora meno la coerenza – di dirci cristiani, quando arriva la Settimana Santa focalizziamo ogni attenzione sul Mercoledì Santo, sul Giovedì Santo e il Venerdì Santo. Eppure è in questo Lunedì Santo, “fratello minore” nei grani del Rosario dell’attesa della Resurrezione, che possiamo sentire quello che sta per accadere, il sepolcro che sta per scoperchiarsi. L’ho avvertito in questo giorno – e ne scrivo apposta adesso che sta per finire, e dopo che mi ha accompagnato con il suono mai sgradevole della pioggia  – quando mi sono trovato a dire/scrivere ad alcuni amici e persone care “buona Settimana Santa”. Prima mi è venuto spontaneo dirlo, poi l’ho ripetuto come un buon auspicio: è sempre piacevole augurare – e di converso augurarsi – qualcosa di bello. Da qualche parte ho letto che il Lunedì Santo è il giorno dell’amicizia, per via del fatto che Gesù si ritrova a casa di Lazzaro, Marta e Maria, a Betania. Non so quanto sia teologicamente corretto, però mi piace pensare a ciò come al vero significato di questo giorno. Quando ero piccolo, seguivo sempre uno sceneggiato tv, la cui sigla diceva “Chi trova un amico trova un tesoro”. Ed è proprio così, semplicemente ed enormemente così. Figuriamoci poi se si tratta di un Amico.