Lolita Lobosco: troppa “baresità” e poca tv

“Le indagini di Lolita Lobosco”, la nuova fiction della domenica, hanno fatto subito il botto: oltre 7 milioni di telespettatori. Diciamo subito, però, che sulle altre reti c’era poco o niente; perfino ai calciofili veniva proposto un Benevento-Roma che non è proprio il massimo dal punto di vista pallonaro. Ora bisognerà vedere quanti di quei 7 milioni resteranno affezionati al vice-questore Luisa Ranieri e alle sue indagini: le storie sono scritte benino, non c’è che dire, e la signora Zingaretti è professionale (anche se non raggiunge le vette dell’interpretazione di Luisa Spagnoli nella fiction sulla fondatrice di baci Perugina e vestiti di classe), ma c’è troppa “baresità”. Con tutto il rispetto, Bari non è Miami Beach, mentre il barese parlato dalla commissaria spesso ha bisogno di un interprete, di un traduttore simultaneo  o almeno di un sottotitolo alla pagina 777: parecchie battute ci sono sfuggite e siamo andati a intuito; se poi è vero, come sembra vero dai giudizi social di tanti pugliesi, che quello non è neppure il barese parlato a Bari, allora la frittata è fatta.

E poi, tutto quell’insistere sulla avvenenza della commissaria, alla fine dà noia: certo, Luisa Ranieri è una bella donna, però mancava solo una pacca sul sedere da parte del Questore o veder spuntare l’ennesimo compagno di scuola (ma quanti erano in quella classe? ) con la proposta di un film hard.

Il resto della compagnia attoriale va giudicato dalle prove future. Comunque: Giulia Fiume (interpreta la sorella della commissaria) è davvero brava e meriterebbe maggior fortuna, mentre di Lunetta Savino ne avremmo fatto volentieri a meno nell’ennesima fiction: lontana parente della bravissima Elena vista in “Raccontami”, oramai ogni qualvolta compare in tv ti aspetti di veder spuntare nonno Libero da un momento all’altro, anche perché il registro della signora Savino è sempre lo stesso e, anzi, ci appare più flaccido col passare del tempo (come peraltro dimostrato anche nella partecipazione ai “Soliti ignoti” prima della messa in onda della fiction, quando abbiamo rischiato di addormentarci molto prima che iniziassero le indagini di Lolita).

RAGGOMITOLATI PENSIERI

Spaziando tra i raggomitolati

pensieri

quel dire d’amore

non l’ho trovato:

mancava (cercavo) questo

per farmi uomo,

per farvi prossimo.

 

Quel dire d’amore

non l’ho pronunciato:

parole (ma poi solo silenzi) da gridare

per colmare il vuoto,

per svuotare l’egoismo.

 

Quel dire d’amore

non ho viaggiato:

treni aerei navi (fermi) nei mondi

per incontrare le albe,

per non far tramontare i sorrisi.

 

Quella voce che ricorda Bonaviri…

Oggi sul quotidiano Avvenire, nelle sempre interessanti pagine di “Agorà” che al venerdì divengono un vero e proprio inserto, Fulvio Panzeri – uno dei più attenti critici letterari italiani – recensisce da par suo “Io sono Gesù” (Selerio), il nuovo libro di Giosuè Calaciura, giornalista e scrittore la cui calda e competente voce accompagna tanti nostri pomeriggi con la trasmissione radiofonica “Fahrenheit” su Radio Tre.

Al termine della recensione, Panzeri fa un bel rimando al “nostro” (siciliano, ma d’adozione ciociaro di Frosinone) Giuseppe Bonaviri… Ps: il libro di Calaciura non vedo l’ora di leggerlo; sule scelte di “Fahrenheit” non sempre sono d’accordo, ma avercene di spazi come questo…